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Congiuntura Confcommercio 3-2024

 

Peggiora il quadro congiunturale. Sembrano dissolversi gli “apprezzabili elementi di vivacità” che illuminavano la scorsa Congiuntura Confcommercio. Nessun allarme, ma qualche fondata preoccupazione, prevalentemente centrata sulla debolezza dei consumi, peraltro già manifestatasi nell’ultimo quarto dello scorso anno.

L’addensarsi di variazioni negative degli indicatori in alta frequenza coinvolge la fiducia delle imprese, le vendite al dettaglio, la produzione industriale e, a gennaio per la prima volta da luglio scorso, anche l’occupazione.

Vi si aggiunge, ovviamente, anche la doppia variazione negativa congiunturale dell’ICC nei primi due mesi del 2024: -0,4 e -0,2%. Il PIL mensile sarebbe bloccato sui livelli di dicembre nel primo trimestre dell’anno. Le traduzioni in termini tendenziali sono ancora positive: +0,4 e +0,8% per i consumi nei primi due mesi e +0,3% per il PIL nel primo quarto dell’anno in corso.

Ma è evidente che il passo è lento, non coerente con l’obiettivo di crescita annuale che non può discostarsi troppo dall’1%.

Seppure una manovra correttiva sia molto improbabile, comunque il percorso di aggiustamento pluriennale partirebbe in salita se chiudessimo il 2024 con una variazione percentuale del PIL limitata al mezzo punto.

Si conferma, quindi, la suggestione che la crescita sia ancora tutta da costruire. Il trascinamento, dopo la stima per il primo trimestre del PIL, condurrebbe a un modesto +0,3%. L’accelerazione necessaria è possibile, a due condizioni. La prima è che l’inflazione continui a declinare a partire da aprile, dopo la risalita che prevediamo per marzo (all’1,5% tendenziale dallo 0,8% di febbraio). La seconda riguarda la stabilizzazione dello scenario internazionale prima che le tensioni sui costi di trasporto, logistica e materie prime si trasmettano ai prezzi finali o che si generino razionamenti sulle importazioni e tagli al volume del commercio internazionale.

  

PIL MENSILE

Il 2024 si è aperto all’insegna del deterioramento del quadro congiunturale. A parte qualche favorevole spunto sul versante del turismo degli stranieri in Italia, in crescita anche a gennaio, i principali indicatori congiunturali in alta frequenza evidenziano un rallentamento. Situazione che, stante le indicazioni che emergono a febbraio dalle imprese, non sembra destinata a modificarsi nel breve periodo. Il permanere di un clima positivo lato famiglie non si sta ancora traducendo in comportamenti di consumo meno prudenti. La produzione industriale si conferma in rallentamento mentre i servizi, nel loro complesso, dovrebbero aver mantenuto un profilo lievemente positivo. Secondo le nostre stime, a marzo il PIL è atteso registrare, nel confronto con febbraio, una crescita nulla. Su base annua la variazione si manterrebbe debolmente positiva. Per il complesso del primo trimestre si stima una variazione dello 0,1% congiunturale e dello 0,3% nel confronto annuo.

  

ICC (INDICATORE CONSUMI CONFCOMMERCIO)

A febbraio 2024 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha evidenziato una crescita dello 0,8% rispetto allo stesso mese del 2023. Il dato è sintesi di una crescita della domanda di servizi (+1,4% nel confronto annuo) a cui si è associato, dopo un lungo periodo in negativo, un incremento dei consumi di beni (+0,7%). Il dato di febbraio va valutato con estrema cautela in considerazione del diverso numero di giorni rispetto a febbraio 2023.

 

LE DINAMICHE TENDENZIALI

A livello di singole funzioni di consumo, gli andamenti registrati a febbraio appaiono in linea con quanto rilevato negli ultimi mesi. I settori più dinamici si confermano l’automotive (+18,3%), i trasporti aerei (+11,4%) e i servizi ricreativi (+3,7%). I consumi legati al turismo si mantengono in territorio debolmente positivo (+1,2). Va segnalato come all’interno di questo aggregato i miglioramenti siano legati soprattutto alla componente estera della domanda. In recupero, anche a febbraio, la domanda per gli elettrodomestici (+0,5%) e l’energia (+1,6%). In difficoltà permane la domanda di abbigliamento e calzature (-0,5%), segmento la cui domanda non è stata completamente rivitalizzata neppure dalla stagione dei saldi. Relativamente alle altre funzioni di consumo si conferma, anche nell’ultimo mese, la tendenza alla riduzione dei consumi per gli alimentari (-1,5%) e i mobili (-3,5%).

  

PREZZI AL CONSUMO: LE TENDENZE A BREVE TERMINE

Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo si stima per il mese di marzo 2024 una variazione dello 0,3% in termini congiunturali e una crescita dell’1,5% su base annua. L’aumento su febbraio riflette sia alcuni effetti stagionali - abbigliamento e servizi di trasporto - sia gli incrementi dei prezzi dei carburanti. A marzo si conferma la tendenza al rientro dei prezzi degli alimentari per i quali l’inflazione scenderebbe, su base annua, al 3%. La risalita dell’inflazione complessiva nel mese di marzo va valutata senza eccessivi allarmi in considerazione del confronto con un periodo dello scorso anno in cui i prezzi degli energetici, regolamentati e non, erano in netta contrazione. Il dato di questo mese non pregiudica la possibilità di una variazione, nella media del 2024, inferiore all’1,5%.

 

 

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