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Lavoro e organizzazione aziendale II sem 2020

 

Lo scoppio della pandemia da COVID-19 è coinciso con l’impennata della tendenza delle imprese a ricercare partner sul mercato. Nella seconda metà dell’anno è ancora in aumento tale trend. La ricerca di partner risponde ad esigenze legate alla tenuta finanziaria delle imprese. In 7 casi su 10 la natura della partnership consiste in collaborazioni di tipo informale.

 

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Nelle vision aziendali non sembra esserci spazio per un incremento degli organici nei prossimi mesi: cala infatti l’indicatore dell’occupazione, pur restando molto al di sopra della media. Il contesto di crisi generalizzata incide specialmente sul segmento più giovane del mercato del lavoro: solo il 10% delle imprese ha assunto under 35 negli ultimi sei mesi. Tra coloro che non l’hanno fatto, il 30% ha evitato a causa della congiuntura economica. Anche in vista dei prossimi mesi è bassa la quota di imprese che intendono assumere personale under 35 (solo il 5%). La tendenza a farlo triplica solo a fronte di incentivi e agevolazioni. In linea generale, il calo delle nuove assunzioni è dovuto in parte al blocco dei licenziamenti, che tuttavia ha inciso ancor di più sui costi fissi delle imprese (è così per il 79% degli operatori del settore). La sospensione del blocco dei licenziamenti dal prossimo mese di marzo rischia di ridurre significativamente gli organici nel settore: nel 2021 lo shock potrebbe essere pari al -10%.

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Le caratteristiche del settore incentivano le imprese al radicale cambio di paradigma impresso dalla crisi, almeno circa l’organizzazione aziendale: il 47% delle imprese che hanno attivato lo smart working in epoca COVID intende continuare anche dopo l’emergenza. In generale, un quarto delle imprese che hanno attivato lo smart working nel pieno della pandemia (e che intendono continuare ad utilizzarlo in futuro) ha già iniziato a lavorare agli appositi accordi sindacali per la prosecuzione dell’istituto ad emergenza cessata. Lo smart working comporta un’ottimizzazione dei costi fissi per il 58% delle imprese. Tale fatto è alla base della scelta di molti operatori di continuare ad adottare l’istituto anche ad emergenza finita. Al contempo, lo smart working comporta anche dei rischi: il 38% delle imprese incontra difficoltà nella gestione dei collaboratori.

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Lo smart working rivoluziona i criteri di valutazione dei collaboratori: il 12% delle imprese ha introdotto sistemi di premialità per obiettivi durante la crisi (il 16% già lo faceva). Il 25% intende dotarsene in futuro. Nel complesso, la tendenza a recuperare il terreno perduto nei mesi passati ha innalzato il livello medio di produttività aziendale. Presso i collaboratori in SW la produttività è cresciuta in modo più marcato. Tra le imprese che hanno adottato lo SW solo in occasione della crisi, un terzo permetterà il rientro in ufficio solo ai collaboratori che, se chiamati a farlo, non avranno rifiutato di sottoporsi al vaccino.

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