che paradossalmente quello che incide maggiormente è
l'onere di cancellare, rimuovere quanto non serve perché
l’informazione giusta possa emergere. Non tutte le infor-
mazioni infatti sono pertinenti, non tutte hanno (o lo per-
cepiamo come tale) un senso. Lo sforzo di separare l'in-
formazione giusta da quella "inutile" e "rumorosa" è però
uno sforzo che prescinde dalla qualità dell'informazione
o dal metodo con cui si effettua la ricerca: per principio
informazione e "rumore" sono imprescindibili e spesso
le conclusioni possono essere ribaltate. Ciò che era infor-
mazione può divenire rumore e dal rumore possono
emergere informazioni inaspettate. Questa caratteristica,
apparentemente svantaggiosa, è la vera ricchezza della
rete. Sfuggita al controllo della classificazione, si è arric-
chita di relazioni eterogenee che non sono determinate
dalla volontà degli autori ma definite dai soggetti - gli
utenti - che partecipano alla creazione dei link fra infor-
mazioni in forma completamente autonoma.
Le informazioni sono un racconto
Dobbiamo dunque trattare le informazioni in “modalità
2.0”
diversamente da quanto eravamo abituati con i siste-
mi organizzati (database, archivi, indici, ecc), sicuri ma
rigidi. Il nostro atteggiamento nei confronti dell’infor-
mazione deve cambiare. Come dobbiamo agire?
Le informazioni sono un racconto “interattivo”. Il sapere
in rete non è costituito da prodotti finiti della conoscenza,
scomponibili e indipendenti. Il racconto interattivo vede
la conoscenza come esperienza, frutto delle relazioni con
gli altri e con il mondo. Ogni informazione gioca dunque
un doppio ruolo: quello ambiguo di essere valida e al con-
tempo inutile; dipende dai complessi legami, azioni e
retroazioni che vincolano in una rete le informazioni che
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L’ambiguità necessaria della complessità