Congiuntura Confcommercio 10-2023
In estrema sintesi, l’attuale quadro congiunturale è orientato verso la stagnazione. Da luglio, infatti, gli indicatori del ciclo in alta frequenza presentano, in larga maggioranza, il segno meno nella metrica della variazione sul mese precedente. Ma è altrettanto vero che la coppia di variazioni positive dell’occupazione in agosto e settembre e la tenuta della produzione industriale nello stesso periodo, impediscono – dovrebbero impedire – di trarre conclusioni troppo pessimistiche sulla sorte del sistema economico italiano nel breve termine. E il prevedibile e previsto crollo del tasso d’inflazione tendenziale potrebbe aprire una nuova stagione di crescita, seppure moderata, del reddito disponibile reale.
Poi in ottica “negativa” si potrebbe invocare la riduzione del valore reale della ricchezza finanziaria o le potenziali ripercussioni delle tensioni internazionali sui prezzi dell’energia o sui tassi d’interesse sul debito pubblico. Eppure, le moderate tensioni sullo spread di ottobre stanno rientrando, le agenzie di rating non ci penalizzano, il benchmark del gas ritraccia e quello del petrolio oscilla all’interno del confortante canale 80-85 dollari per barile. Le stesse quotazioni dell’oro non mostrano particolari fibrillazioni.
Insomma, chi teme che dietro l’angolo possa esserci un disastro prossimo venturo, deve considerare, per completezza di analisi, che potrebbe anche esserci nulla.
Che si stia tornando ai tassi dello zero virgola niente dei pessimi decenni passati è un altro discorso. Anzi un altro problema. Che non ha a che fare con la congiuntura.
PIL MENSILE
In questa parte finale del 2023 l’economia italiana continua a mostrare segnali di stagnazione. L’attività industriale, in linea con una domanda interna ed estera debole, è sostanzialmente ferma sui livelli di giugno. I servizi sembrano aver perso la dinamicità che aveva caratterizzato parte del 2022 e i primi mesi del 2023. Secondo le nostre stime, nel mese in corso il PIL è atteso registrare, nel confronto con ottobre, una variazione nulla.
Su base annua questo andamento si tradurrebbe in un aumento dello 0,5%. Dinamica che porterebbe, a meno di improvvisi miglioramenti a dicembre, l’economia italiana ad entrare nel 2024 senza alcuna eredità affidando tutta la crescita alle dinamiche realizzate nell’anno.
ICC (INDICATORE CONSUMI CONFCOMMERCIO)
Ad ottobre 2023 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha evidenziato una stabilità rispetto allo stesso mese del 2022. Il dato dell’ultimo mese consolida i timori di un ultimo quarto dell’anno non molto dissimile dai mesi precedenti sul versante della domanda. Anche a ottobre il dato è sintesi di un aumento, su base annua, della domanda per i servizi (+0,8%) e di una flessione di quella relativa ai beni (-0,4%). In un contesto in cui il confronto è sempre meno influenzato dagli effetti della pandemia – alla fine del 2022 erano venute meno anche le ultime restrizioni sui viaggi internazionali – le dinamiche appaiono sempre più condizionate dalla situazione reddituale delle famiglie. I dati destagionalizzati segnalano, infatti, a ottobre, un lieve deterioramento in termini congiunturali sia per i beni sia per i servizi.
LE DINAMICHE TENDENZIALI
Nel confronto con ottobre del 2022, analizzando l’andamento della domanda dei singoli segmenti di consumo non si rilevano particolari differenze rispetto alle dinamiche che hanno caratterizzato gli ultimi mesi. Anche a ottobre i settori più dinamici si confermano l’automotive (+21,4%), i trasporti aerei (+11,5%) e i servizi ricreativi (+5,4%). Nello stesso mese si consolida il ritorno in terreno positivo dei consumi di energia elettrica (+3,3%), per i quali le famiglie avevano messo in atto, nei
momenti più difficili, importanti azioni di contenimento della spesa. Va osservato che solo per i servizi ricreativi la domanda sembra essere tornata sui valori reali del 2019.
Si confermano, inoltre, i segnali di minore dinamicità della domanda per alberghi e pasti e consumazioni fuori casa, con una crescita complessivamente nulla rispetto allo stesso mese del 2022. Relativamente alle altre funzioni di consumo rimane molto difficile la situazione per l’abbigliamento e le calzature (-3,6%), gli alimentari (-2,0%) e i mobili (-2,1%) segmenti che stentano a tornare in territorio positivo.
PREZZI AL CONSUMO: LE TENDENZE A BREVE TERMINE
Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo si stima per il mese di novembre una variazione dello 0,1% in termini congiunturali e una crescita dell’1,3% su base annua. In un anno il tasso d’inflazione è sceso di 10 punti percentuali tornando sui valori di giugno 2021. La bolla inflazionistica sembra, allo stato attuale, essersi esaurita,
come segnala anche il progressivo ridimensionamento dell’inflazione di fondo. Non mancano preoccupazioni sulla possibilità dell’emergere di alcune tensioni sul versante degli energetici, in considerazione delle turbolenze presenti nello scenario internazionale. Va detto che, vista l’intensità con cui sono aumentati i prezzi, soprattutto per molti dei beni e servizi ad alta frequenza d’acquisto, i cui consumi sono difficilmente comprimibili, e considerata la perdita di potere d’acquisto che ne è derivata, le famiglie non sembrano aver ancora apprezzato l’effetto del rientro dell’inflazione. Questo rende difficile il ritorno in tempi brevi a comportamenti di consumo meno cauti e, quindi, in grado di sostenere la crescita.
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