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Congiuntura Confcommercio 5-2021

 

Il progredire della campagna vaccinale, associata ai segnali di contenimento dell’epidemia, sta per aprire l’attesa fase di ritorno alla normale vita sociale e produttiva. Senza paura, ma con prudenza. Ancora oggi molte attività dei servizi operano a ritmi estremamente contenuti. Il terreno da recuperare è molto ampio e solo a partire da giugno, se confermate le tendenze in atto e le correlate riaperture, la ripresa potrà assumere intensità soddisfacente. Per adesso, nonostante molti indicatori, per effetto del confronto statistico con marzo ed aprile del 2020, evidenzino tassi di variazione straordinari, la crescita è ancora più un auspicio che una realtà.

L’ICC segnala ad aprile, per il secondo mese consecutivo, una forte crescita nel confronto annuo con una variazione del 45,1%. La stima, frutto di variazioni per alcune funzioni di consumo a tre o a quattro cifre, va letta con estrema cautela, considerando che nel confronto con aprile 2019 il livello della spesa reale è ancora inferiore del 23%. La dinamica registrata nell’ultimo mese sottintende, peraltro, una flessione in termini congiunturali, conseguenza del fatto che fino al 26 aprile l’intero Paese è stato suddiviso in zone rosse e arancioni.

Il recupero statistico ha interessato in misura principale il settore dei servizi per i quali la variazione su base annua si attesta al 69,4%. Al di là del riscontro numerico senza precedenti, si tratta, nella realtà, di incrementi in volume minimi rispetto a un livello di attività che da marzo del 2020 è stato praticamente nullo. Se si guarda al confronto con aprile 2019 emergono, infatti, in molti casi, crolli prossimi o superiori al 70%. Ed è proprio in questi settori, soprattutto della filiera turistica e ricreativa, che si concentrano i rischi di chiusure di attività se non verrà data al più presto la possibilità di operare in modo meno restrittivo, oltre che a intervenire con adeguati sostegni.

Anche in alcuni ambiti della domanda di beni, in particolare abbigliamento e calzature, gli importanti incrementi tendenziali di aprile hanno solo attenuato le perdite: nel confronto con i valori del 2019, le riduzioni di spesa in termini reali segnalano infatti un dimezzamento della domanda. Sulle possibilità di recupero di questo settore, come di altri comparti, pesano ancora le limitazioni poste all’operatività nei weekend dei centri commerciali.

Dopo un primo trimestre di contrazione dell’attività produttiva, seppure meno elevata rispetto alle stime, e un aprile ancora in negativo, nel mese di maggio l’economia italiana dovrebbe avere sperimentato una variazione congiunturale ampiamente positiva. Le riaperture, seppure parziali, e il progressivo allentamento delle misure di limitazione al movimento delle persone, potrebbero avere spinto il Pil del 3,7%, nella metrica destagionalizzata rispetto ad aprile. Su base annua, la variazione stimata è del +10,7%. Queste indicazioni sono coerenti con il raggiungimento di una crescita prossima al 4% nel complesso del 2021.

 

PIL MENSILE

A marzo 2021 la produzione industriale ha confermato la sostanziale stabilità (-0,1% congiunturale) già registrata a febbraio, dato in linea con una domanda, interna ed estera, contenuta, soprattutto per i beni di consumo. Il confronto su base annua, analogamente a quanto rilevato per altri indicatori, segnala un incremento molto sostenuto e pari al 37,4%. Anche l’occupazione ha mostrato, sempre a marzo, una tendenza alla stabilizzazione (+0,2%) in termini congiunturali, mentre nel confronto con lo stesso mese del 2020 permane un dato fortemente negativo (-2,5%). Ad aprile, in linea con l’allentamento di alcune misure restrittive, il sentiment delle imprese del commercio al dettaglio ha registrato un aumento del 5,0% congiunturale.

Per il mese di maggio si stima una variazione del Pil in termini congiunturali del +3,7% in deciso recupero rispetto agli andamenti di marzo ed aprile. Su base annua si osserverebbe una crescita del 10,7% rispetto allo stesso mese del 2020.

 

ICC (Indicatore Consumi Confcommercio)

Il confronto annuo con un periodo nel quale l’Italia è stata sostanzialmente chiusa ha determinato ad aprile 2021 una variazione tendenziale dell’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) del 45,1%. Come già accaduto a marzo, il recupero, avvenuto peraltro in mese di forti restrizioni, è solo apparente. Rispetto ad aprile del 2019 si rileva una flessione del 23% per il complesso della spesa e del 49,5% per i servizi.

 

LE DINAMICHE TENDENZIALI

Le dinamiche settoriali evidenziano anche ad aprile 2021 un quadro decisamente articolato. In particolare, i decisi rimbalzi registrati da molti segmenti dei servizi, soprattutto della filiera turistica, ed anche da parte di alcuni beni (abbigliamento e calzature, carburanti, autovetture a privati) sono frutto del confronto con un mese in cui la domanda era prossima allo zero. Guardando al confronto con aprile del 2019 si rileva come il vuoto di domanda che si è generato a partire da marzo dello scorso anno sia stato solo minimamente recuperato. Ad oggi la domanda di abbigliamento e calzature è quasi del 50% inferiore a quella di due anni fa. Al recupero di questo segmento, come di altri beni, osta sicuramente la chiusura dei centri commerciali nei weekend, momento in cui è più facile per le famiglie effettuare gli acquisti.

Ancora più complicata è la situazione per i servizi legati alla mobilità, al turismo ed all’intrattenimento per i quali il deficit di consumi rispetto ad aprile del 2019 si approssima, o supera, il 70%.

 

PREZZI AL CONSUMO: LE TENDENZE A BREVE TERMINE

Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo si stima per il mese di maggio 2021 un aumento dello 0,1% in termini congiunturali e dell’1,4% su base annua, confermando la tendenza alla ripresa dell’inflazione. L’evoluzione continua ad essere guidata dagli energetici.

 

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